Carlo Bogliotti "Osterie d'Italia 2026"
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Carlo Bogliotti"Osterie d'Italia 2026"Sussidiario del mangiarbere all'italianaSlow Food Editorewww.slowfoodeditore.itL’edizione 2026: l’osteria come modello In continuità con l’anno scorso, la crescita del numero dei locali segnalati indica che l’osteria è quanto mai viva ed è sempre più il principale punto di riferimento quando si parla di ristorazione in Italia, anche se un solo modello e una sola definizione di osteria non ci sono. Nella guida 2026 si trovano infatti molte tipologie di locali, tutte meritorie di far parte della selezione a prescindere dalla forma che hanno assunto o sempre avuto. Trentasei anni fa, con la sua nascita, il sussidiario del mangiarbere all'italiana stabiliva tre capisaldi che hanno ridefinito il modello di osteria e che non sono mai cambiati: cucina locale nel suo contesto autentico, uso di prodotti di qualità e del territorio, prezzi accessibili ai più. Queste tre linee guida sono rimaste tali negli anni e hanno anzi accompagnato un’evoluzione che ha riportato l’attenzione su questo modello di ristorazione a partire dagli anni ‘90, senza tuttavia uniformare una diversità di proposte che invece è parte fondamentale dello spirito della guida. Perché la diversità che ci contraddistingue come italiani e che riguarda anche l’aspetto culinario del nostro Buonpaese − non esiste infatti una “vera” cucina italiana codificata −, questo insieme multiforme di diversità che mutano nel tempo, è l’aspetto che da sempre ha contribuito a costruire la nostra identità: ed è qui che la Guida manifesta la sua importanza e diventa libro mastro, ovvero il nostro codice, quello che ci permette di riconoscere la cucina non solo come cibo, ma come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basati sui saperi locali, che rappresentano l’identità e la cultura italiana. E chissà che intanto, a dicembre, non arrivi dall’Unesco il riconoscimento alla cucina italiana come patrimonio immateriale dell’umanità. Come qualche anno fa l’ha definita il critico letterario – e buongustaio − Antonio D’Orrico, la guida alle Osterie d’Italia va letta come un vero e proprio romanzo italiano perché ogni edizione racconta l’Italia e lo fa attraverso le diverse cucine regionali − e tutte le persone che animano quelle cucine −, ma anche attraverso la rete di oltre 250 collaboratori sparsi in tutta Italia, che nel corso di tutto l’anno visitano in anonimato tantissimi locali e ne ricavano le segnalazioni e le recensioni che compongono le 1000 e più pagine del volume. 1980 sono i locali segnalati nell’edizione 2026: e accanto alle osterie, ai ristoranti, alle enoteche con cucina e agli agriturismi, ci sono anche quest’anno i Locali Quotidiani – sezione inaugurata nell’edizione 2025, che raggruppa tutte quelle tipologie ristorative alternative come pastifici, gastronomie, enoteche con cucina e altre realtà più informali, in cui sia primaria l'attenzione allo stare bene, al territorio e al piacere della tavola. L’anno scorso i Locali Quotidiani erano 134, quest’anno il loro numero è salito a 161. Dei 1980 locali segnalati nella guida, sono 337 i locali premiati con il massimo riconoscimento, ovvero la Chiocciola, che viene attribuita a quelle insegne che si contraddistinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food. Guardando alle regioni, quelle con più osterie segnalate sono il Piemonte (187), e subito dietro Campania (169) e Toscana (163), mentre diverso è l’ordine se si guarda al numero delle Chiocciole, che vede la Campania in testa con 39 locali chiocciolati, la Toscana in seconda posizione con 30 e subito a ridosso il Piemonte con 29. Non mancano gli inserti con gli indirizzi dove provare altre forme di ristorazione popolare: si va dagli...
