Macchine molecolari
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Le troviamo non solo nei romanzi di fantascienza, ma anche nella realtà. Parliamo delle macchine molecolari, minuscoli dispositivi fatti da un insieme di molecole che fungono da ingranaggi, in grado di attivarsi in risposta a stimoli ottici, chimici o elettrici. Le macchine molecolari prodotte in laboratorio possono emulare quelle esistenti in natura (come le cellule del corpo umano) e possono essere impiegate, per esempio, nel trasporto e nel rilascio mirato di farmaci all’interno dell’organismo. Queste nanomacchine ingegnerizzate sono di fatto sistemi supramolecolari, il cui comportamento dipende non tanto da ciò che accade all’interno delle singole molecole, quanto soprattutto dalle loro interazioni. I princìpi su cui si basano queste minuscole macchine sono quelli della cosiddetta chimica supramolecolare che, sebbene abbia radici abbastanza lontane, oggi rappresenta un campo della ricerca in grande espansione. Ma come sono fatte le macchine molecolari e quali sono i princìpi della chimica supramolecolare su cui si basa il loro funzionamento? A che punto è la ricerca e qual è il confine tra scienza e fantascienza? Ne parliamo con Francesco Peri, professore di Chimica Organica e Farmaceutica al Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell'Università di Milano-Bicocca.