3. L'italiano, la lingua dell'opera
Sull'ali dorate - Un pódcast de Corriere della Sera
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Diva, crescendo, allegro, bravo, sottovoce, Maestro, finale, e naturalmente opera: sono alcune delle parole italiane entrate nel vocabolario inglese (e non solo). Derivano tutte dalla musica e dal canto, a dimostrazione della capacità della lirica di essere universale pur adoperando una lingua arcaica. E quante espressioni sono diventate per noi di uso comune, magari senza sapere che provengono da un libretto d’opera, come quello di Traviata o di Tosca o del Barbiere di Siviglia: «Croce e delizia», «bugia pietosa», «un bel dì vedremo», per esempio. Beppe Severgnini le dedica ad alcuni personaggi della politica (da Carlo Calenda a Elly Schlein), mentre il peruviano Juan Diego Florez, uno dei più grandi tenori al mondo, spiega in che modo l’italiano dell’opera lo abbia aiutato a meglio conoscere il nostro Paese, che è diventata di fatto la sua seconda patria.